A questo punto ci domandiamo: l’adozione in questi ultimi anni di anelli elastici in PTFE caricato, impiegati al primo montaggio su presse e magli, quali vantaggi ha comportato per i numerosissimi utenti sotto gli aspetti di rendimento, durata ed economia? In che cosa si può essere d’accordo e quali critiche si possono muovere? L’anello elastico del pistone, sia esso in ghisa, in bronzo, in PTFE caricato e con espansori, non è una guarnizione ma un organo meccanico sottoposto al logorio delle velocità lineare e di rotazione, alle spinte laterali del moto alternato, alla pressione, alla temperatura, agli aggressivi chimici etc. Esso, per offrire realmente una garanzia, deve essere realizzato da gruppi tecnici e produttori con lunga esperienza di impieghi motoristici ed oleodinamici.
Da qui l’opera della EL.TE SEGMENTITALIA per il criterio applicativo. Comunque fatta eccezione per questi anelli, che sono coperti da brevetto, resta il fatto positivo che la fascia elastica in PTFE realizzata con una mescola appropriata non è soggetta a rotture nè a grippaggi, la sua deformabilità è condizionata da una pressione uniforme, cioè fornita da un espansore che preme con uguale intensità nell’interno di una fascia elastica (cosa che è difficilissima da ottenere con una sezione piatta di acciaio calandrato come da vecchia concezione) e quindi l’aderenza del segmento al cilindro è ottima e con un bassissimo coefficiente di attrito.
La temperatura alla quale può lavorare il PTFE è entro i 250°C. Per quanto riguarda il taglio dell’anello, oltre al tradizionale taglio retto al taglio obliquo, al taglio baionetta vi è anche un taglio a baionetta inclinato ma la nostra preferenza si indirizza sul tipo rondine (FIG.1) che in definitiva rende chiuso un anello creato aperto.